La politica culturale secondo Valerio Donato

Incontro a più voci nel foyer del Teatro comunale. “Fare sistema delle espressioni artistiche e culturali finora isolate e frammentate”

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    Quando si dice che Catanzaro, col disporre della griglia di partenza che si ritrova nella corsa a sindaco, abbia alzato di per sé l’asticella del livello culturale della competizione, oltre che una verità si afferma un auspicio: che diventi realmente “Città della cultura”, che ritorni, per dirla con Valerio Donato e con Agazio Loiero prima di lui, “la città gentile” che è storicamente stata, che ha sostanziato virtuosità e sapienza in tutti gli ambiti e ceti in maniera diffusa, secondo l’accezione di cultura come quella cosa che dimentichi e realizzi una volta che hai finito di leggere il libro dal quale l’hai appresa.

    L’ex presidente Loiero era nel pubblico che ha occupato i pochi posti a disposizione nel foyer del Teatro comunale dove il Comitato per Donato sindaco ha predisposto l’incontro tra il candidato ed esponenti del mondo culturale cittadino. Mondo che non solo esiste, nonostante le difficoltà ambientali e strutturali, ma che è molto vitale e produttivo nelle diverse espressioni che emergono, come isole che non fanno rete, che non sono a sistema. È questo in fondo il collante che ha tenuto insieme i racconti esperienziali esplicitati in esordio da Vincenzo Costantino di Altrove, Gigi La Rosa ex assessore comunale alla Cultura, Andrea Mellace apprezzato musicista jazz, Dino Vitale fondatore del Progetto Gutenberg e Chiara Giordano direttrice di Armonie d’arte.

    Ha raccolto alla fine spunti e proposte Valerio Donato, partendo proprio da quanto significa Gutenberg in termini di capacità dinamiche e non statiche del fare cultura, nel proporre non solo poli di attrazione ma modelli da esportare. Occorre, anche, predisporre il terreno, preparare l’humus da cui la cultura cresca come fatto costitutivo e non come pennacchio da esibire, marcando distanze dai modelli finora realizzati, come nella gestione politica del Teatro Politeama, esempio del lavarsi le mani dopo avere predisposto i fondi per il suo funzionamento stagionale. Gli eventi culturali finiscono quando il protagonista esce di scena, e non creano presupposti di crescita che è immateriale ma anche, parallelamente, economica. Generatrice di nuove opportunità per le giovani generazioni, che bisogna predisporre verso la fruizione culturale attraverso il ruolo irrinunciabile della scuola e la messa a disposizione di concrete possibilità di crescita.

    Anche sulla scuola ciò che è mancato, secondo il professore Donato, è la visione di sistema, offuscata dalla pratica non corretta del “dimensionamento”, che ha nuociuto in termini visibili all’offerta scolastica di Catanzaro che non gode di un Istituto Tecnico scientifico superiore così come non ha a disposizione Licei coreutici o di analoga specializzazione artistica, al contrario delle altre realtà urbane.

    Sulle politiche generazionali, Donato insiste sulla necessità di offrire un aiuto concreto ai giovani professionisti che le Università formano e licenziano, così come ai talenti formati dalle Accademie e dai Conservatori, mettendo a disposizione immobili e locali per studi e laboratori individuali e collettivi. Si può pensare, in prospettiva, a un Politecnico delle Arti, la cui ubicazione ideale sarebbe nella ex caserma Triggiani, tra Masciari e Politeama, senza trascurare anche altre possibilità offerte dai diversi immobili di prestigio presenti. Si deve pensare a tutto ciò che possa incrementare l’afflusso in città, e la cultura in questo ha un ruolo fondamentale e insostituibile, venendo anche in soccorso alla crisi commerciale che attanaglia il centro storico. Commercio e cultura, secondo la previsione di Donato, non sono in contraddizione e meno che mai in competizione. Occorre fare sistema, in campo culturale come in qualsiasi altro settore della vita associata, in una visione che è mancata e che bisogna proporre al di là e al di sopra dei convenzionali schieramenti politici. Amministrare bene non è né di destra né di centro né di sinistra. Occorre mettere da parte la politica proprio per rifondare la politica, attraverso la “Giunta di salute pubblica” che è nelle intenzioni di Donato, strumento fondamentale di competenza necessario, come è necessaria la “Conferenza dei cittadini” quale strumento di controllo dell’attività del sindaco, degli assessori e dei consiglieri comunali. Non basterà forse una consiliatura, ma intanto, dice Donato, occorre gettare le basi per la “Rinascita”.

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