Samorì (Noi con l’Italia): ‘Per Catanzaro ci vogliono persone nuove e d’esperienza come Talerico’

Il candidato sindaco: 'Al ballottaggio si troverà il giusto assestamento'

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    Tema: “Catanzaro e il Sud, proposte economiche per il futuro”. Il titolo scelto da Antonello Talerico, candidato sindaco, è onnicomprensivo e sufficientemente allargato nello spazio e nel tempo per poterci navigare intorno con la sufficiente probabilità di non naufragare.

    Quando poi a svolgerlo è chiamato un personaggio quale Giampiero Samorì, del quale dire cosa non è più semplice del contrario, la probabilità diventa quasi certezza: Di sé, sul sito ufficiale, dice di essere “persona molto eclettica che ha fatto tutto da solo partendo dal niente”. Diventando “avvocato, professore, assicuratore, industriale, immobiliarista, editore”.

    Ai più, alle nostre latitudini, lo ricordano come possibile successore di Silvio Berlusconi al tempo in cui si favoleggiava su possibili primarie del centrodestra per la leadership di partito e finanche di governo.

    Sul palco del Supercinema viene presentato come “l’avvocato Giampiero Samorì, professore ordinario all’Università degli studi di Pesaro e Urbino e vice presidente nazionale di Noi con l’Italia”.

    All’appuntamento arriva accompagnato da Domenico Tallini, responsabile regionale degli Enti Locali per il partito di Maurizio Lupi, da Maurizio Vento coordinatore provinciale, da Giuseppe Galati referente nazionale. Noi con l’Italia è il partito che sostiene la candidatura di Antonello Talerico a sindaco.

    “Tutte le idee camminano sulle gambe degli uomini – ne spiega così il motivo Samorì -. Il punto principale è trovare degli uomini che abbiano un minimo di esperienza della vita reale perché il rischio qui in Italia, non solo in Calabria, è che si candidi gente che ha un record mondiale: non ha mai lavorato in vita sua, non ha mai studiato e vorrebbe spiegare agli altri come si risolvono i problemi. Il che è impossibile”.

    Parla in vie generali, l’avvocato Samorì, ma ciò che dice si inquadra nella realtà locale che si trova a fronteggiare. Sul rapporto civismo-partiti politici, per esempio: “Se il civismo rappresenta parti reali della società civile è una bella cosa perché è un arricchimento. Se è solo uno slogan dietro cui si nasconde qualcuno che ha già un percorso politico, non serve a niente”.

    Oppure sugli scossoni in atto ne centrodestra nazionale e che a Catanzaro ha riflessi evidenti, con il centrodestra frammentato in tre tronconi elettorali: “Manca oggi un partito liberaldemocratico, non di centro che non significa niente, ma un partito valoriale di gente senziente che non può che essere rappresentato che da gente con la testa, e che la smetta di lasciare tutto lo spazio politico a chi parla per slogan.

    Sarebbe molto più semplice se io venissi qui a dire che bisogna dare 10mila euro a tutti quelli che sono qui, riempirei la sala. Bisogna ricostruire un’area. Forza Italia non è più in grado di ricostruirla, perché è diventato un partito che è una contraddizione, dovrebbe essere liberaldemocratico ma è organizzato nel modo contrario a tutti i principi liberali e democratici, una monarchia assoluta. Manca di attrazione, perché è ripetitivo, dice sempre le stesse cose e poi dice cose che quando è stata al governo non le ha fatte. La credibilità e la coerenza hanno un senso.

    Ecco perché bisogna mettere davanti persone completamente nuove come l’avvocato Talerico, perché perlomeno ci sarà l’aspettativa che possono fare quello che dicono”.

    L’avvocato Antonello Talerico accanto a Samorì non può che essere d’accordo, e rilancia: “Per Catanzaro bisogna ripartire da un approccio metodico e coinvolgendo figure di spessore per esperienza e competenza.

    Oggi alla gente interessa capire quale sia la figura di sindaco più giusta per la città, abbiamo bisogno di novità, di un cambiamento che non può essere apportato da coalizioni che ripropongono le stesse persone che hanno amministrato il nostro territorio da almeno venti anni”.

    A chi gli ricorda l’analisi di Mimmo Tallini, che intravede chiaro l’assillo del competitor Valerio Donato nel non riuscire a vincere al primo turno, risponde che “l’analisi politica corretta porta a considerare che se uno fa accordi politici con tutti è perché vuole vincere al primo turno, perché al ballottaggio sarà molto complicato convincere le persone che rappresenta il nuovo. Rispetto gli avversari, molti rapporti si sono mantenuti nell’alveo della cordialità, altri sono caratterizzati da un discorso dialettico del tutto fisiologico.

    Per me rimane il rilievo politico e non vado mai sul personale. Ritengo però che alcune situazioni debbano trovare un assestamento che si troverà probabilmente al ballottaggio. Basta scegliere tra noi candidati quello che la gente intravede come la scelta giusta.

    E forse noi possiamo rappresentare quella novità nell’area moderata, nell’area di centrodestra, che fin ora non c’è stata”.

     

     

     

     

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