“Gli oltre 230.000 ettari di superficie boscata del demanio stanno diventando un patrimonio abbandonato”

L'associazione INdiCA – Ingegneria di Calabria propone un tavolo tecnico sulla gestione del rischio idrogeologico

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    L’associazione INdiCA – Ingegneria di Calabria, esprime «cordoglio e vicinanza alla popolazione marchigiana così duramente colpita dal disastro idrogeologico nelle ultime ore», rimarcando come «questi eventi tragici si manifestano non solo per l’entità del fenomeno meteorologico estremamente avverso ma anche, e soprattutto, per il perdurare di una cattiva gestione del territorio da parte dell’uomo: cementificazioni, disboscamenti, incendi boschivi, scarsa manutenzione idraulico-forestale, antropizzazione di territori a rischio idrogeologico».

    Si sottolinea che «la crescita del numero degli eventi meteorologicamente “straordinari” degli ultimi anni, a cui ha contribuito il cambio climatico, anch’esso in parte prodotto dal fare rapinoso dell’uomo, mette a nudo sistemi territoriali sempre più a rischio idrogeologico. Rischio da considerarsi come il prodotto di tre fattori: pericolo (inteso come la probabilità e l’intensità che si verifichi un evento meteo avverso), vulnerabilità (capacità di resistere delle infrastrutture all’evento avverso) ed esposizione (in termini di abitazioni, popolazione ed infrastrutture soggette all’evento avverso). Osserviamo che proprio ciascuno dei tre fattori che producono il rischio, in molti territori italiani, è drammaticamente in crescita; in Calabria in particolar modo».

    Celebrando il ricordo delle vittime già pagate dalla Calabria in passato, si reputa che «incendi boschivi, disboscamenti ed abbandono delle aree interne, con conseguente diminuzione del capillare controllo del sistema diffuso attraverso piccole-medie opere idraulico-forestali ed un apparato pubblico di gestione delle foreste e dei corsi d’acqua (Calabria Verde e Consorzi di Bonifica) sempre più striminzito e con personale alle soglie della pensione, aumentano drammaticamente la vulnerabilità dei nostri territori e, di conseguenza, il rischio idrogeologico. Quegli oltre 200.000 ettari di superficie boscata del demanio regionale, a cui si potrebbero aggiungere almeno altri 30.000 ettari di demani comunali, stanno diventando un patrimonio abbandonato. Questi territori non sono solo un bene che potrebbe elevarsi a grandissima risorsa per la comunità (come in altre regioni italiane) per produrre ricchezza ed occupazione, ma rappresentano anche i primi baluardi di un sistema di difesa idrogeologica. Un sistema che deve essere accompagnato da reti di monitoraggio (meteo e pluviometriche) che devono risultare efficientissimi proprio per la conformazione fisica della Calabria dove, la goccia di pioggia che cade sul crinale di un bacino idrografico raggiunge il mare, molto spesso, in meno di un’ora, a differenza di ciò che accade, ad esempio, nelle pianure padana o pontina».

    L’Associazione INdiCA – Ingegneria di Calabria, che raggruppa quasi 100 ingegneri calabresi, propone «l’apertura di un tavolo tecnico-politico di confronto con l’istituzione regionale su questi temi allo scopo di poter contribuire, in spirito costruttivo, ad elaborare nuove ed incisive strategie che, dalla programmazione, si possano tradurre in progetti, opere ed occasioni di difesa dal rischio e crescita economica ed occupazionale».

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