Sanità, l’assalto finale di Oliverio al Governo

Il presidente della Regione conferma l’idea di una protesta eclatante se non si stoppa il commissariamento. «A Palazzo Chigi c’è il mio colore politico ma non posso ingannare i calabresi»


di Antonio Cantisani
 
 
Le lancette corrono velocemente e inesorabilmente e il presidente della Regione Mario Oliverio alza il livello della pressione sul governo nazionale. «Se entro il 30 novembre non si pone fine alla gestione fallimentare di sette anni di commissariamento mi porterò sotto palazzo Chigi e parlerò al Paese di questa vergogna», ribadisce il governatore nel denunciare per l’ennesima volta «il disastro» della sanità calabrese. E aggiunge: «Non è una sceneggiata né un’operazione demagogica e populista, anzi provo grande sofferenza perché – rimarca Oliverio – al governo c’è il colore politico che mi appartiene e un amico come il premier Gentiloni, ma ingannerei i calabresi se non mi facessi interprete della gravità della situazione della nostra sanità».
 
Sanità: i numeri di una “Caporetto” – Il presidente della Regione dunque lancia l’assalto finale, forte anche di due fatti. Il primo è la presentazione alla “Cittadella” di un’indagine dell’Università Bocconi sull’emigrazione sanitaria, indagine che – in estrema sintesi – parla di un’autentica “fuga” dei calabresi dai nostri ospedali in favore di quelli in altre regioni.  Il secondo è l’esito, estremamente negativo, del tavolo di verifica interministeriale, il “Tavolo Adduce”, che ieri sera ha certificato l’aumento del debito sanitario, l’incremento della mobilità passiva oltre quota 300 milioni di euro e l’ulteriore peggioramento dei livelli essenziali di assistenza, che a fine anno rischiano di attestarsi per la Calabria in un punteggio tra 126 e 129 rispetto al precedente punteggio di 147 e molto al di sotto della media nazionale (160). Sono i numeri di un’autentica “Caporetto”, che spingono il governatore a rivolgersi disperatamente al governo nazionale. «Altrimenti – avverte Oliverio – a marzo, alla prossima verifica interministeriale, rischiamo di ricadere nel tunnel della massima fiscalità aggiuntiva e del blocco delle assunzioni in sanità».
 
La proposta del governatore – Oliverio insiste: «Non chiedo un posto di potere, vorrei che questo fosse chiaro soprattutto a chi sta dando una falsa rappresentazione della mia posizione, quello che chiedo un atto interruttivo di questo trend negativo. Possiamo discutere sulle modalità di questo atto interruttivo ma certo – spiega il governatore – non possiamo più andare avanti così, perché la Calabria ha diritto ad avere una sanità nella media del resto del Paese dell’Europa». C’è anche spazio per la proposta: «Una volta attuata la cesura con l’attuale fase commissariale al governo nazionale in particolare – aggiunge il presidente della Regione – chiediamo di rinegoziare il piano di rientro, perché le risposte devono riguardare non le persone ma i contenuti, e la rinegoziazione può farla solo il soggetto titolato a farlo, cioè la Regione, e per fare questo poi sono necessari ulteriori investimenti. Altre strade – spiega il governatore – non ce ne sono, e comunque non intendiamo percorrere». Indubbiamente – riconosce Oliverio – «c’è anche un problema di adeguamento del Dipartimento regionale della Sanità» ma – precisa subito – «questa non è la causa dell’attuale situazione drammatica della sanità: la causa sono le scelte fatte in questo periodo, e le scelte oggi sono in capo a un soggetto, il commissario, che si è sostituito alla gestione ordinaria del settore».
 
La “chiamata alle armi” – Il tono finale di Oliverio è quello di chi sta per andare a una “crociata”. «Nei giorni scorsi ho annunciato una protesta eclatante, che non è il frutto di un momento di foga ma di una valutazione molto sofferta e ponderata, quella di un presidente che non vuole essere spettatore passivo del passaggio di un cadavere. Se entro il 30 novembre – conferma il governatore – non arriveranno segnali concreti, atti e fatti che producano una cesura dell’attuale trend negativo sarò costretto a portarmi sotto palazzo Chigi e parlare al Paese. Non so se è giusto o sbagliato, so però che non posso più consentire che la sanità calabrese resti in questo stato. Prima di quella data – conclude Oliverio – sto pensando di convocare i sindaci, le forze sociali e tutti gli operatori della sanità per comunicare data, orario e modalità in cui attuare la protesta. Una cosa è certa: qui non stiamo facendo una sceneggiata».