La sanità calabrese è allo sfascio: se ne occupi il governo centrale

Il grido di Cgil Cisl e Uil alla Cittadella regionale: mille partecipanti per una missione impossibile

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    Il sistema sanitario calabrese è allo sfascio: questo è il messaggio di fondo che Cgil Cisl e Uil diffondono dal piazzale della Cittadella regionale di Catanzaro gremita dalle loro delegazioni per quanto consentano le misure anti-assembramento. I manifestanti sono arrivati da tutta la regione, sono sbarcati in mille, non erano tutti in camicia rossa perché la rappresentanza sindacale è varia e composita, grazie al cielo.

    Ma l’impresa che vorrebbero portare a termine è difficile quanto quella garibaldina: portare a normalità un sistema sanitario che fa acqua da tutte le parti, e di cui, in sovrappiù, dovrebbe occuparsi la stessa politica che l’ha portato sull’orlo del non ritorno.

    Per questo Angelo Sposato, Santo Biondo e Tonino Russo, segretari di Cgil Cisl e Uil, vogliono che sia il governo centrale ad occuparsi direttamente della sanità calabrese, anche in riferimento a quel 18 aprile 2019, giorno di firma del Decreto Calabria che si è dimostrato un fallimento e, peggio, scudo dietro cui si trincera la politica regionale per mascherare la sua inefficacia se non la sua complicità nella partecipazione alla rovina.

    Non sono parole vuote, anche perché suffragate dal racconto dei sindaci che, non numerosi, erano pure presenti con la loro fascia tricolore. “Ormai non avvertiamo più neanche la pressione dei nostri cittadini – dice sconsolato Domenico Petrolo, primo cittadino di Rombioloormai nei nostri centri dove sono rimasti solo vecchi e bambini domina la rassegnazione. Chi può si cura lontano, chi no evita di farlo. E noi sindaci che dovremmo rappresentare l’autorità sanitaria più vicina a loro non abbiamo non dico risorse che non ci competono, ma neanche gli strumenti minimi di welfare.

    C’è rimasto, quando c’è, il medico condotto, come nel secondo Novecento 

    Cosa rispondere, come confortare il sindaco di Rombiolo, o quello di Altomonte, venuti a rivendicare il diritto alla salute negato nei fatti alle loro comunità, venuti sotto il sole cocente che rende ancora più opprimente la sconfitta di un sistema? I sindacati hanno le loro ricette, e hanno cercato di illustrarle ai delegati della presidente Santelli che hanno ricevuto al settimo piano una loro delegazione, quattro iscritti per sigla più i tre segretari regionali.

    Franco Talarico e Gianluca Gallo, responsabili in giunta di Bilancio e Welfare hanno ascoltato e preso appunti, non troppo felici per la manifesta indisposizione dei segretari non verso le loro persone, ma nei confronti delle opportunità che offre questo governo regionale esautorato, come i precedenti, delle loro funzioni per incapacità programmatoria e abilità a fare debito. Su questo fronte, secondo i sindacati, non c’è salvezza se non si arriva a un congelamento del debito, perlomeno di tre anni, e se non vengono utilizzati strumenti straordinari di finanziamento. Uno, possibile, a portata di mano, è il Mes, e Sposato Biondo e Russo non capiscono come ci si attardi a richiederlo, non, beninteso, per favorire i sistemi sanitari del Nord più colpiti dall’emergenza Covid correlata, ma per colmare il gap esistente che porta un calabrese su tre a non curarsi perché non ha i soldi per farlo.

    È un approccio complessivo, ciò che serve. Quindi: superamento della struttura commissariale attuale, del tutto inadeguata; conferma delle commissioni straordinarie nelle due Asp sciolte per infiltrazione mafiosa e in quella in default finanziario; ristrutturazione della rete ospedaliera; riordino della medicina territoriale; piano assunzioni per medici, infermieri, tecnici; internalizzazione dei servizi per il personale precario; scorrimento delle graduatorie per gli idonei; integrazione delle Aziende ospedaliere catanzaresi; costruzione dei nuovi ospedali.

    Procedimenti complessi per i quali i sindacati chiedono l’approvazione del governo e il suo intervento diretto.

    Per ottenerlo, sono disposti a spostare la loro protesta davanti al Ministero, per ricordare a Speranza l’impegno preso mesi fa e ancora insoddisfatto. Non può passare il messaggio che anche il Governo in prima persona fallisce sul tema della legalità e dei diritti fondamentali di cittadinanza.  Perché, sullo sfondo, c’è la carenza di legalità nel sistema sanitario calabrese: “Indignarsi per lo spot offensivo ci sta, ma la Giunta e il Consiglio regionale – dice Santo Biondo segretario Uil – devono riconoscere che c’è un problema ‘ndrangheta e devono agire per mettere in campo le misure necessarie a liberare interi settori che fanno capo ai diritti di cittadinanza che non sono solo la sanità, ma anche l’ambiente e i trasporti, settori che sono a contaminazione ‘ndranghetista, e che la politica regionale deve liberare dalla presenza della criminalità”. Ecco perché l’impresa è difficile, quanto e più quella dei Mille.

     

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