Farmacia e salute: se ci si mette anche burocrazia a complicare la vita agli ammalati

La denuncia sfogo di Maria Rita Albanese titolare di una farmacia a Soveria Simeri

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    Un’incomprensibile macchina burocratica che rende penosa la già complicata vita di alcuni ammalati. È questo ciò che denuncia la farmacista presso la Farmacia Corrado di Soveria Simeri; «Una piccola farmacista di un piccolo paese della provincia catanzarese» come lei stessa si definisce nel post pubblicato su Facebook, ma che ha quotidianamente a che fare con le assurdità amministrative a cui sono costretti i suoi pazienti.

    «Che la macchina burocratica dell’Asp di Catanzaro e, più in generale di tutta la regione Calabria, fosse un pachiderma di procedure creative, codicilli e astrusità varie era già un fatto, da anni – scrive -. Era un fatto la “procedura” che i farmaci ospedalieri e altre forniture non dispensabili dalle Farmacie “private” dovessero essere ritirate nella Farmacia territoriale, o in un locale che era stato adibito a questo scopo in modo piuttosto creativo: e capitava quindi che, sotto il sole cocente o sotto una pioggia che non finiva più, i pazienti “fragili” (oncologici, stomizzati ecc.) e loro familiari dovessero fare la fila per ritirare i presidi a loro dedicati. Oppure, la gestione del rinnovo delle esenzioni, con persone che dovevano partire nel cuore della notte e dormire in macchina per arrivare primi ad una fila gestita, anzi autogestita, con un foglietto di precedenza che girava di mano in mano tra i malcapitati in attesa dalle prime luci del mattino. Massimo XXX numeri al giorno e chi arrivava troppo tardi… Ti saluto» spiega la dottoressa.

    «Poi è arrivato il Covid: e se prima la procedura era creativa, adesso i modi per lavorare sono diventati acrobatici.
    Prendiamo, su tutti, la gestione del rinnovo dei presidi diabetici: avete idea di che deve fare un paziente per vedersi rinnovare la fornitura di strisce, lancette e aghi per fare la terapia insulinica? Ve lo racconto io. Si arriva all’ASP, nell’ufficio preposto. Ti fanno compilare un modulo e tu pensi “vabbè, ne prendono atto e mi danno subito la ricetta, che va solo stampata”, specie se si tratta appunto non di una prima fornitura ma di un rinnovo. NO.
    Prendono il modulo, e ti dicono di andare via. Perché poi verrai richiamato tra qualche giorno.
    Quindi, vai via. E devi stare attento a due cose:

    a) Di avere il telefono a portata di mano sempre comunque e in ogni luogo, perché se l’ASP ti chiama -con numero sconosciuto- e tu non rispondi, allora sono cavoli. Perché devi ritornare di nuovo lì, firmare un altro modulo e poi aspettare di nuovo la chiamata.
    b) Puoi esser richiamato effettivamente in qualche giorno oppure di lì a qualche ora. E se tu nel frattempo sei rientrato a casa, allora ti tocca un altro viaggio.
    E sono km in più, tanti km in più. E se considerate che spesso i miei pazienti diabetici sono anziani che non sanno come spostarsi, e che devono pagare macchine per fare visite e commissioni, pensate a quanti denari se ne vanno da quelle tasche di poveri nonni che campano con pensioni minime con una fatica incredibile!». Eh. «E nel frattempo, la farmacia territoriale è chiusa “per Covid” da Agosto. E le persone che devono rinnovare i piani terapeutici, se hanno una persona di buon cuore che glieli possa mandare, bene.

    E io, farmacista, mando anche i piani terapeutici per quelle persone, quei nonni, che una mail non sanno giustamente manco cosa sia» denuncia.
    Basterebbe «fare come fanno al Centro ed al Nord Italia» dice l’Albanese: «Ad esempio in Piemonte per i diabetici è attiva una sorta di convenzione fra Asp e farmacie della regione per cui è possibile ritirare la fornitura mensile dei farmaci senza bisogno della cosiddetta “ricetta rossa”, ma semplicemente presentando un documento che viene rilasciato una volta all’anno dall’Asp. In questo modo il paziente può ritirare quello che gli serve senza nessun lungaggini di altro tipo». «Se poi parliamo di gestione del paziente – aggiunge -, la “ricetta rossa” (la famosa “dematerializzata”) che in teoria dovrebbe facilitare la vita del paziente, evitando di andare in continuazione dal proprio medico per rinnovare le terapie farmacologiche, diventerebbe assai più semplice se la Regione Calabria si decidesse ad introdurre il Fascicolo Sanitario Elettronico: una procedura che consente al paziente di recarsi in farmacia munito soltanto della tessera sanitaria e il farmacista, attraverso il codice fiscale del paziente riesce a vedere quali sono le terapie che gli sono state prescritte in quell’occasione dal medico. In questo modo non si staccherebbero nemmeno le fustelle dai farmaci per essere raccolte in un registro cartaceo, etc. Insomma si salterebbero un’infinità di passaggi inutili, sgravando i farmacisti dall’incombenza di dover stampare una miriade di ricette per evitare ai pazienti di andare negli ambulatori e, altresì consentirebbe al farmacista di avere un dialogo continuo col medico curante, perché in quel Fascicolo sarebbe presente tutta la storia clinica del paziente, con eventuali interazioni di farmaci e allergie. Utilissimo».

    In ultimo: «Il Covid è una piaga, una rovina per tutti, per tutti quelli che hanno perso il lavoro, che si ammazzano per arrivare a fine mese, che al solo pensiero di un’altra eventuale chiusura rabbrividiscono. Ma il Covid non può diventare una scusa per la sanità. Ora più che mai, la vita dei pazienti dovrebbe essere facilitata. Dovrebbe essere più semplice accedere alle cure croniche, evitare spostamenti inutili e rischiosi, evitare lungaggini, rendere tutto più agevole. E invece no» conclude la dottoressa Albanese. (foto dal web)

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