Terapia intensiva Covid Policlinico, resta un solo posto letto ma a mancare è anche il personale

L'Sos di Federico Longhini, direttore di Anestesia e rianimazione: in tutto sei posti. Nelle prima ondata sono bastate

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    “Stamattina ho visto ancora tanta gente in giro venendo al lavoro come tre settimane fa. Non bisogna essere allarmisti o catastrofisti con la problematica Covid, ma non si deve sottovalutare il virus”. A dirlo all’Ansa e’ stato Federico Longhini, direttore di Anestesia e rianimazione del Policlinico universitario “Mater Domini” di Catanzaro, alla guida della Terapia intensiva Covid, uno dei tre centri in Meridione a fare l’Ecmo, ossigenazione extracorporea, e l’unico ad eseguirla nel Sud Italia in pazienti Covid. Il reparto dispone di sei posti letto dedicati esclusivamente al Covid creati nel corso della prima emergenza.

    “Attualmente – ha spiegato Longhini – abbiamo questa rianimazione approntata nel giro di due settimane dove il personale Covid entra da un lato in ambiente pulito per la vestizione, accede nella parte cosiddetta sporca dove potenzialmente entra in contatto con il Covid, si prende cura del malato, poi esce, si sveste ed entra in una zona dove puo’ anche fare una doccia per uscire completamente pulito”.

    Al momento in reparto ci sono cinque ricoverati. “Sono tutti intubati – ha sottolineato il direttore del reparto – e fino a ieri c’era una donna in Ecmo che proviene dalla Puglia che ad oggi non ha piu’ bisogno dell’extracorporea perche’ il polmone ha iniziato rifunzionare in parte e la paziente e’ collegata al ventilatore meccanico invasivo”.

    Sulla sufficienza dei posti letto in terapia intensiva il professore e’ chiaro: “In prima ondata sono stati sufficienti, ma la problematica, percezione che manca nella coscienza della popolazione italiana, qual e’? Non e’ che io metto un posto letto e un ventilatore in terapia intensiva ed e’ finito li’. Un posto letto in intensiva prevede oltre a questo, un monitor adeguato, pompe e siringhe volumetriche ad altissima precisione per l’infusione dei farmaci, dei sistemi per l’umidificazione delle vie aeree, i semplici carrelli monopaziente e tante altre strumentazione e tecnologie che vanno al di la’ del ventilatore, altrimenti non posso curare il paziente. Poi serve il personale perche’ per ogni due letti serve un infermiere in turno. La situazione e’ articolata”. (ANSA).

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