Il coordinamento regionale di Libera: ‘Inammissibile procrastinare la riapertura delle scuole’

"Si intervenga su una maggiore sicurezza. Ma la didattica per molti ragazzi, soprattutto quelli che vivono nei quartieri più difficili, rappresenta un faro contro l’esclusione e l’unico presidio di legalità"

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    Riceviamo e pubblichiamo a seguire l’intervento del coordinamento regionale Libera Calabria

    “È amaro dover constatare come nulla si sia davvero imparato da questa pandemia. È amaro dover assistere ogni volta alle alzate di scudi e agli allarmi generalizzati tutti rivolti verso un solo e unico versante. Quello che, nonostante ogni parere scientifico e statistico, continua ad essere additato come pericoloso e colpevole più di ogni altro: la scuola!

    In questi mesi abbiamo assistito alla chiusura delle scuole e allo stesso tempo ad una società civile che non si è impegnata a riaprirle.

    La didattica per molti ragazzi, soprattutto quelli che vivono nei quartieri più difficili, rappresenta un faro contro l’esclusione e l’unico presidio di legalità.

    In questi mesi le disuguaglianze tra gli studenti si sono accentuate a causa di condizioni di povertà economica e culturale presenti nelle case. Su quelle bisogna ragionare per migliorare la didattica alternativa

    In un paese in cui alle scuole è stato dato fin qui l’ultimo, o penultimo, posto nella scala delle priorità da salvare, avevamo sperato, dopo il secondo durissimo lockdown in cui ad essere veramente chiuse sono state SOLO le SCUOLE SUPERIORI insieme a tantissime altre scuole del primo ciclo, in nome di ordinanze regionali e comunali sempre in deroga “restrittiva” rispetto alle linee guida ministeriali, che almeno questo fosse ormai un dato acquisito: adesso tocca dare priorità alle scuole superiori!

    Come Libera sentiamo quindi la necessità di lanciare questo, diverso allarme. In una società che voglia definirsi veramente civile, in cui non il “futuro” ma il “PRESENTE” dei nostri giovani debba essere oggetto prioritario di attenzione, di ascolto e di “cura”, non è più sostenibile questo sacrificio imposto, in primis, sempre alle scuole e ai giovani in particolare.

    Come possiamo pretendere di “educare” alla socialità, alla condivisione, alla cittadinanza, e alla corresponsabilità se non abbiamo il coraggio di mettere al primo posto la scuola?

    In particolar modo in Calabria, laddove gli indici della “povertà educativa” ci dovrebbero spingere a insistere molto di più sulla costruzione di una vera “comunità educante” come unico vero anticorpo per ogni genere di virus mafioso e per ogni illegalità diffusa.

    Stiamo parlando dei giovanissimi, minori di 16 anni, con 40 mq di casa – quando c’è – in obbligo formativo, in condizioni familiari di forte disagio sociale che hanno resistito al lockdown di marzo e che in questa seconda ondata di contagi, non potendo frequentare le scuole, né i centri di aggregazione, né i Centri di Formazione Professionale, rischiano di finire in balia dei clan, più fragili e disperati di prima, senza punti di riferimento alternativi.

    I clan reclutano con violenza e forza economica manovalanza proprio tra i soggetti più fragili garantendo giovani leve nelle proprie file. Il momento attuale è il più fertile per la criminalità: la strada. Questi giovanissimi nella quotidianità sono invece impegnati in programmi educativi di salvataggio che li tengono ancorati alla legalità e ora si sentono traditi perché non vedono alternative. Così si rischia di distruggere ciò che è stato costruito e di farli sentire ‘abbandonati’ o ‘ingannati’.

    Chiediamo quindi che si intervenga, ove necessario, in maniera chiara ed incisiva nel prevenire e vigilare sui fattori di rischio, legati ai trasporti e agli assembramenti che possono avvenire soprattutto fuori dagli edifici scolastici. Chiediamo che si incoraggino e si sperimentino forme di didattica esperienziale; che si intervenga sui deficit di personale e strutture. I nostri ragazzi più fragili si aspettano alternative concrete e non parole.

    Interveniamo subito prima che sia troppo tardi, facciamo sentire ai giovanissimi nel disagio l’abbraccio e il sostegno dello Stato,

    Insomma tutto ciò che è veramente necessario per evitare un altro inutile e insostenibile procrastinarsi di questa priorità:la riapertura delle scuole così come prevista a partire dal 7 gennaio’.

     

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