Sanità, Esposito: con Decreto Calabria Regione esautorata

Il consigliere regionale: "Si parla nomina esponente Pd,sarebbe occupazione manu militari"

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    “Non essendo abituato a commentare atti non ufficiali, prima di esprimere alcune riflessioni personali, sull’ennesimo obbrobrio politico-giuridico del governo giallo-rosso, ho volutamente atteso che trovassero conferma le indiscrezioni circolate nei giorni scorsi, anche perché confidavo che le notizie trapelate sulla bozza del ‘decreto Calabria’, in materia sanitaria, si sarebbero rivelate soltanto delle clamorose fake news. Purtroppo, però, la mia speranza si è rivelata vana, giacché nella giornata di ieri , il Consiglio dei Ministri ha deliberato quella che, più che una proroga dell’ormai pluridecennale commissariamento, è una totale usurpazione di tutte le competenze regionali, al fine di esautorare completamente la Regione dalla materia sanitaria, attribuendo poteri spropositati al commissario ad acta ed avocando al Ministro della Salute tutte le nomine dei vertici delle aziende”. È quanto afferma il presidente della Terza Commissione “Sanità, Attività sociali, culturali e formative” del Consiglio regionale, Sinibaldo Esposito.

    “In pratica – prosegue Esposito – il Governo farà gravare sul Bilancio regionale oltre a 3 sostanziosissimi stipendi (per il commissario 2 sub-commissari, anche gli ulteriori ingentissimi oneri destinati a 25 ‘prescelti’, tra dirigenti ed amministrativi, che formeranno l’elefantiaca struttura che opererà alle dirette dipendenze del plenipotenziario ‘super-mega commissario’, che, addirittura potendo impartire ordini e direttive al dirigente generale ed ai dirigenti degli uffici del Dipartimento Tutela della salute della Regione, si occuperà della completa gestione della sanità regionale, in tutti i suoi aspetti, nessuno escluso, compresa anche ogni competenza in materia di edilizia sanitaria, che sarà devoluta al commissario straordinario per l’emergenza Covid, Domenico Arcuri il quale verrà catapultato, d’imperio, nella gestione della sanità calabrese”.

    “A fronte di questo spropositato potere, affidato ad un unico soggetto, di nomina esclusivamente politica, alla Regione – sostiene ancora Esposito – è stato riservato soltanto l’obbligo di pagare gli stipendi e di mettere a disposizione del Commissario ad acta e dei Commissari straordinari, il personale, gli uffici ed i mezzi necessari all’espletamento dei relativi incarichi, utilizzando le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili. Se probabilmente verranno rispettati i termini per l’avocazione, in capo al Ministro della Salute, di tutte le nomine negli enti del servizio sanitario regionali ho molti dubbi che lo stesso possa accadere per i termini previsti per i vari adempimenti a carico del Commissario che, entro 60 giorni, dovrebbe adottare gli atti aziendali, il programma operativo Covid ed il Piano triennale straordinario di edilizia sanitaria e di adeguamento tecnologico della rete di emergenza, della rete ospedaliera e della rete territoriale della Regione”.

    “Non era certamente questo – sottolinea il presidente della Terza commissione – il percorso immaginato dalla governatrice Santelli che, nel breve periodo di reggenza regionale, aveva affrontato con decisione la problematica sanitaria, auspicando una fattiva interlocuzione con il Governo centrale e rivendicando, per la sua Calabria, il diritto ad una sanità da Paese civile, senza alcuna velleità di ‘guerreggiare’, ma anzi sottolineando l’assoluta sintonia tra Regione e Governo nazionale, durante la gestione della fase Covid, al fine di evidenziare come non possano esserci divisioni strategiche e strumentali, davanti a un diritto fondamentale come la salute. “Se si rivelassero esatte le indiscrezioni sulla scelta del futuro commissario ad acta, che potrebbe essere un soggetto, organico al Pd – sostiene ancora Esposito – l’occupazione manu militari della sanità calabrese sarebbe completata. Un famoso politico italiano diceva: ‘A pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca’; nei prossimi mesi si capirà se queste mie riflessioni, erano solo un ‘pensar male’ o, piuttosto, un ‘averci azzeccato'”. (ANSA).

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