Il vaccino anti Covid: liberi e normali

Per il dottor Francesco Talarico: "La bilancia pende inequivocabilmente e a favore dei benefici del farmaco"

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    di Francesco Talarico*

    Liberi e normali non è un nuovo partito politico ma l’obiettivo che molti di noi si propongono di raggiungere nel nuovo anno  grazie alla possibilità di utilizzare il vaccino per sconfiggere il Covid. Per ora in Italia è disponibile solo il vaccino Comirnaty di Pfizer. A brevissimo dovrebbe arrivare l’approvazione delle Agenzie del farmaco Europea e Italiana anche del vaccino Moderna.

    Il Governo ha stabilito 4 fasi per lo sviluppo della campagna vaccinale

    FASE 1 – DA GENNAIO A MARZO

    In questa prima fase, già iniziata,  sono operatori sanitari e sociosanitari sia pubblici sia privati che lavorano in strutture convenzionate ad essere vaccinati per primi. Assieme a loro residenti e personale delle residenze per anziani. A questi si aggiungono gli ultraottantenni. Le categorie interessate corrispondono a circa  il 5% della popolazione italiana.

    FASE 2 – DA APRILE A GIUGNO

    In questa fase si coinvolge il 15% degli italiani. Sono le persone dai 60 ai 79 anni, le persone di ogni età (ad esclusione dei minori di 16 anni, per i quali si attendono ulteriori studi) che hanno patologie croniche, immunodeficienze oppure disabilità. Inoltre la popolazione considerata a rischio di malattia grave ed il personale operante nella scuola.

    FASE 3 –  DA LUGLIO A SETTEMBRE

    La fase  3 copre il 50% degli italiani. Si conclude la vaccinazione del personale scolastico ed inizia il coinvolgimento  dei lavoratori dei servizi essenziali. Interessate le carceri ed i luoghi di comunità. Quindi le persone di ogni età che soffrono di più patologie di entità moderata.

    FASE 4 – DA OTTOBRE A DICEMBRE

    Si arriva a coprire il 90% degli italiani inserendo la popolazione esclusa.

    In questa prospettiva diventa  fondamentale l’adesione spontanea e consapevole alla campagna vaccinale perché, occorre ricordarlo, il vaccino al momento non è obbligatorio. Proviamo pertanto a ribadire alcuni principi volti a favorire la diffusione di una corretta cultura vaccinale.

    Il vaccino non contiene il virus e non può provocare la malattia.

    Esso è frutto di una tecnologia innovativa e contiene una molecola denominata RNA messaggero (mRNA) che rappresenta una sorta di libretto di istruzioni per permettere alle cellule della persona vaccinata di produrre una proteina presente nel virus e denominata Spike. Tale proteina consente l’ingresso del virus nelle cellule dell’organismo contagiato. Le proteine prodotte stimolano il sistema immunitario a produrre anticorpi specifici. In caso di contagio di un soggetto vaccinato, gli anticorpi prodotti bloccano le proteine Spike ed impediscono l’ingresso del virus nelle cellule.

    Il vaccino, quindi, non introduce, nell’organismo di chi si vaccina, il virus ma solo l’informazione genetica che serve alla cellula per costruire copie della proteina Spike.

    Non è stata saltata nessuna delle regolari fasi di verifica dell’efficacia e della sicurezza del vaccino

    Gli studi sui vaccini anti COVID-19, compreso il vaccino in questione, sono iniziati nella primavera 2020, pertanto i tempi sono stati effettivamente ristretti. Tuttavia le brevità dei tempi è stata compensata dal reclutamento di un numero eccezionalmente elevato di partecipanti, dieci volte superiore agli standard tradizionalmente previsti per studi analoghi di   sviluppo dei vaccini.

    In termini di efficacia il vaccino ha dimostrato di impedire al 95% degli adulti, dai 16 anni in poi, di sviluppare la malattia COVID-19

    Anche se l’efficacia del vaccino COVID-19 Comirnaty è molto alta (oltre il 90%) essere vaccinati non conferisce   libertà assoluta: occorre continuare ad adottare comportamenti corretti e misure di contenimento del rischio di infezione.

    Infatti vi sarà sempre una parte  di vaccinati, anche se piccola,  che non svilupperà in modo adeguato le difese immunitarie. Inoltre, ancora non sappiamo in modo definitivo se la vaccinazione impedisce solo la manifestazione della malattia o anche il trasmettersi dell’infezione. E’ necessario un lasso di tempo più lungo per dimostrare se i vaccinati si possono infettare in modo asintomatico e contagiare altre persone. Oltre a questo saranno necessari tempi lunghi, ovvero,  come  sopra menzionato, circa un anno per coprire la maggior parte della popolazione e consentire lo sviluppo dell’immunità di gregge. Solo allora si potranno iniziare ad allentare le procedure di sicurezza.

    In termini di sicurezza, sulla base dei dati attuali, le eventuali reazioni avverse sono, nella gran maggioranza dei casi, di tipo minore e comunque in linea con altri vaccini

    Nei Paesi dove è già stata avviata la somministrazione di massa del vaccino è iniziato il censimento delle segnalazioni delle reazioni avverse, da quelle meno gravi a quelle più importanti, comprese le reazioni allergiche.

    Premesso che reazioni allergiche, anche se rare,  possono riscontrarsi anche con altri tipi di vaccini,  in Italia, sulla base di tali dati, è stato stabilito che le persone con una storia di gravi reazioni anafilattiche o di grave allergia, o che sono già a conoscenza di essere allergiche a uno dei componenti del vaccino Covid-19 Comirnaty,  dovranno consultarsi col proprio medico prima di sottoporsi alla vaccinazione.

    Una scelta ragionata e consapevole deve tenere in debito conto dei rischi, che abbiamo provato ad illustrare, e che comunque sembrano essere limitati,  ma anche dei relativi benefici.

    Non dimentichiamo infatti che questa malattia è molto più di una “banale” influenza,  posto che neanche l’influenza può essere considerata banale.

    Essa è stata caratterizzata in Italia da un tasso di letalità  pari al 3,5%, tra i più alti al mondo, per come risulta da uno studio della John Hopkinks University. Quindi, all’incirca, in Italia una persona su 30 che si ammala è destinata a morire.

    Non meno importanti gli effetti a lungo termine della malattia. Sulla base dei dati OMS sebbene sia vero che in molti casi i pazienti affetti da Covid-19 presentano sintomi moderati o lievi, tuttavia nel 10-15% dei casi c’è progressione verso la malattia severa, e circa il 5% diventano malati critici.

    Alcuni pazienti sviluppano complicanze che hanno un impatto di lungo termine sulla salute che possono essere così classificate:

    • Cuore: danno al muscolo cardiaco, scompenso cardiaco
    • Polmone: danno al tessuto polmonare ed insufficienza polmonare di tipo restrittivo
    • Sistema nervoso e salute mentale: perdita dell’olfatto, danno cognitivo (perdita di memoria e concentrazione), ansia, depressione, disturbo da stress post-traumatico, disturbi del sonno
    • Eventi di tipo trombo-embolico: embolia polmonare, infarto miocardico, ictus cerebrale
    • Dolori cronici muscolari ed articolari
    • Stanchezza cronica

    Ne emerge un quadro che in termini di letalità, persistenza dei sintomi e postumi invalidanti rende ragione dei cosiddetti benefici ovvero di tutto ciò che potremmo evitare sottoponendoci al vaccino, e che mettiamo sul piatto della bilancia per controbilanciare i rischi. Sulla base di queste informazioni la bilancia pende inequivocabilmente e a favore dei benefici del vaccino.

    Libertà e normalità: non ci sono date ma si conquistano ogni giorno (anche grazie al vaccino).

    MD

    Responsabile 

    Direzione Medica di Presidio De Lellis 

    Azienda Ospedaliera Pugliese-Ciaccio 

     

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