Andrea Cefaly e il Risorgimento, la due giorni di studi al Marca di Catanzaro

La storia dell’Unità d’Italia vista attraverso le opere dell’artista garibaldino e cortalese e dei suoi contemporanei

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    La storia letta attraverso le opere di pittori e scultori in un’epoca ricca di fermenti come l’800, dai moti degli anni ’20, con il Risorgimento e l’Unità d’Italia, fino al primo decennio del ‘900, può riservare sorprese, e andare comunque ben oltre ciò che i libri scolastici raccontano. E’ il filo comune che ha legato i numerosi interventi della due giorni di “Arte e politica in Italia meridionale”, il convegno promosso dalla Fondazione Andrea Cefaly con il contributo della Regione Calabria, in collaborazione con la Provincia e il Comune di Catanzaro, il Dipartimento di ricerca della Fondazione Rocco Guglielmo, l’Istituto di studi filosofici di Napoli e l’Accademia di Belle arti di Catanzaro, coordinati dalla direttrice artistica Maria Saveria Ruga. Il convegno, fruibile online, ma che ha avuto luogo nelle sale del Marca, aveva come obiettivo contestualizzare le opere di Andrea Cefaly senior nella più ampia prospettiva del Risorgimento – come fatto nel suo intervento nel corso della prima giornata proprio da Ruga -, anche attraverso i suoi rapporti con Mazzini, Garibaldi, Cammarano, Palizzi, per intenderci. «E’ sempre un po’ difficile parlare di nonno Andrea, di quello che è stato il suo partecipare alla vita politica, per noi della famiglia. E’ difficile scindere i ruoli, da nipote e da presidente della Fondazione – ha affermato nella sua introduzione Concetta Cefaly -. Ma un ringraziamento particolare lo dobbiamo a una persona cara che non c’è più e che ha contribuito all’arte e alla politica dell’Italia, zio Domenico, meglio conosciuto come Mimì Cefaly». «La nostra idea – ha aggiunto il vice presidente della Fondazione Alessandro Russo -, è stata quella di raccontare Andrea Cefaly in maniera differente, in un contesto nazionale e internazionale, in un momento storico lontano da noi ma molto vivo, presente nel dibattito nazionale in maniera positiva e negativa, ancora oggi. La prospettiva d’indagine scelta ci è sembrato un modo nuovo per raccontare e confrontare Cefaly e altri artisti, anche minori, del periodo», di cui molte opere sono in esposizione al Marca.

    Generico giugno 2021

    La prima giornata

    Curatori del convegno insieme a Ruga anche Giovanna Capitelli e Leonardo Passarelli – che hanno pure moderato le varie sessioni alternandosi con Stefano Cracolici e Stefano Grandesso -, il convegno ha preso il largo con un interessante intervento di Marta Petrusewicz dell’Università della Calabria: partendo dall’opera “Il miglior modo di viaggiare in Calabria” (1866) di Andrea Cefaly, la studiosa ha proposto un assaggio di storia delle Calabrie, dove viaggiare «non era così esotico come pensavano gli stranieri», ha detto, quanto imperativo, per questioni lavorative – tante erano le industrie manifatturiere -, per intrattenere rapporti non solo economici ma anche culturali con Napoli, Genova, Marsiglia, Venezia, Trieste, «altro che isolamento».

    Sulle differenze tra ciò che riportano i libri, soprattutto dopo l’Unità, e quanto ci raccontano le opere pittoriche contemporanee degli anni della Rivoluzione di Napoli, si è soffermato Salvatore Bullotta, dottore di ricerca in Storia, analizzando le opere di Johann Moritz Rugendas ed Edoardo Matania. Stefano Cracolici della Durham University, invece si è occupato dei racconti e pregiudizi del periodo postunitario, attraverso gli scritti del viaggiatore inglese Arthur John Strutt. Sulla figura dei fratelli Bandiera, ha parlato Giovanna Capitelli dell’Università Roma Tre: la docente ha illustrato i frutti della sua ricerca in merito al progetto di un monumento da realizzarsi a Cosenza, dove i due, Attilio ed Emilio, furono incarcerati fino all’esecuzione nel Vallone di Rovito, e del perché il mausoleo non fu poi costruito.

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    Gli ultimi due interventi della prima giornata sono stati quelli di Ilenia Falbo dell’Università della Calabria, che partendo da opere di Eduardo Fiore ha spiegato i quadri di interni che nella microstoria familiare rappresentano comunque la grande storia contemporanea, a testimonianza che il Risorgimento non coinvolgeva solo chi combatteva, ma anche il popolo fino ai più piccoli paesi calabresi, e quello di Maria Lucia Tavella dell’Università di Bologna che ha analizzato il racconto di quegli anni attraverso i lavori, e «il registro intimo» dei pittori catanzaresi Achille Martelli e Antonio Migliaccio.

    A chiudere questa prima sessione di incontri, è stato quindi proiettato il video “Arte e politica. Andrea Cefaly (1827/1907) e il Risorgimento in Italia meridionale”, prodotto dalla Fondazione Andrea Cefaly con testi di Alessandro Russo, Maria Saveria Ruga, e il contributo di Salvatore Bullotta, realizzato da e-Bag.

     

    La seconda giornata

    Il brigantaggio e l’idea che se ne fece il resto d’Italia hanno aperto la seconda giornata di studi. In apertura è stata Luisa Martorelli, già funzionario Mibact, a spiegare il dipinto della reazione d’Isernia “I valorosi bersaglieri e la Guardia Nazionale salvano da un eccidio alcune donne rapite dalla banda Giorgi e Lagrange” di Francesco Sagliano, definito un episodio di brigantaggio agli albori dell’Italia Unità. Poi è stato il turno di Leonardo Passarelli, dell’Università della Calabria, che ha offerto una corposa illustrazione sulla figura e gli studi di Cesare Lombroso, con la storia del museo antropologico criminale a lui dedicato e la triste vicenda del cranio del “brigante” Giuseppe Villella, ritenuta prova della teoria dell’uomo delinquente, e ancora custodito a Torino, nonostante le varie iniziative per riportarlo nella sua Motta Santa Lucia.

    Giuseppe Monsagrati dell’Università La Sapienza di Roma, si è invece soffermato sul milanese Gerolamo Induno e sul suo racconto del Risorgimento: «Gli artisti sono anche dei protagonisti – ha detto -, perché ogni cittadino deve impegnarsi sul terreno del valore civile della propria attività».

    A seguire, Virginia Silvano dell’Università della Calabria ha illustrato la pittura militare di Guglielmo Tomaini, artista di San Pietro Apostolo, mentre Laura Mileto dell’Università di Pisa ha introdotto le opere del crotonese Gaele Covelli sul tema dell’emigrazione e della carica sociale. Ha chiuso gli interventi Stefano Grandesso, che ha dissertato sui progetti e i modelli presentati per la realizzazione dell’Altare della Patria a Roma, in celebrazione dell’Unità, con un focus su Francesco Jerace e la sua scultura “L’azione” per il Vittoriano, il cui bozzetto in gesso è in esposizione al Marca.

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    La chiusura, con i saluti finali a tutti, è stata di Giovanna Cappelli: «Siamo felici di avere dimostrato con questo convegno che le opere d’arte, se adeguatamente interrogate, possono dirci tante cose, possono farci comprendere meglio la storia, ci possono coinvolgere fino a diventare parte di noi stessi. Avremmo voluto fare un evento più ampio, con tanti giovani e coinvolgendo le scuole – ha detto riferita alla versione online, quasi obbligata visto i tempi -, ma siamo contenti di aver presentato un nuovo pensiero, fuori dalle celebrazioni tipiche del Risorgimento, per mantenere alta l’attenzione su questi temi così formativi della nostra esistenza unitaria».

     

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