Antonio Criniti: calciatore e ora istruttore del settore giovanile del Giarre

Ricevuto, anche, l'incarico di responsabile dell’Area tecnica

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    Ha avuto un grande passato da calciatore, con tante presenze e goal tra Serie A e Serie B. Per di più, ha indossato, tra le tante, le maglie di Catanzaro, Cagliari, Palermo e Brescia. Adesso, è pronto ad una nuova sfida nel ruolo da Responsabile dell’Area tecnica ed istruttore del settore giovanile del Giarre. Il suo nome è Antonio Criniti e, di seguito, riportiamo integralmente la sua intervista.

    Nel mese di luglio ha accettato l’incarico di Responsabile dell’Area tecnica ed istruttore del settore giovanile del Giarre. Come sta vivendo questa nuova esperienza?

    “Ho accolto bene questo ruolo perché credo che il calcio del futuro sia mettere gente qualificata a disposizione dei giovani, che abbia calcato campi di calcio. Ciò perché, tutti possono insegnare calcio ma chi lo ha praticato è più facilitato nell’insegnare concretamente sul campo ciò che spiega attraverso un tablet o una lavagna.

    Di certo, il periodo pandemico ha messo in difficoltà anche e soprattutto i settori giovanili. Come si riparte in questa stagione? I ragazzi, secondo lei, torneranno con maggiore entusiasmo?

     “Me lo auguro, perché stare fermi un anno significa prendere peso, atrofizzarsi, perdere un po’ la dimensione del campo. Quindi, spero che vengano incentivati a ritornare a giocare per divertirsi in primis ma anche per un motivo anche mentale, fisico e di salute.”

    Per quanto concerne il suo percorso da allenatore, nel suo prossimo futuro ambisce a diventare la guida tecnica di qualche prima squadra? Se si, le piacerebbe tornare in Calabria?

     “Al momento no, ma mi piacerebbe sicuramente ritornare nella mia terra ed aspetto una chiamata da una squadra calabrese per non essere più un viandante. Purtroppo, molto spesso vale il detto nemo profeta in patria, perché si viene apprezzati molto di più altrove che in Calabria. Per di più, credo che i valori aggiunti, come i calciatori come me che hanno fatto la storia nel proprio luogo d’origine, debbano essere più apprezzati e valorizzati”. 

     Il Catanzaro, sicuramente, ha rappresentato una parte importante della sua carriera da calciatore. Infatti, proprio sui tre colli ha debuttato tra i professionisti nella stagione 1987/1988. Dove crede possa arrivare in questa stagione? Le sembra pronto per il salto di categoria?

     “Ho avuto l’occasione di vedere la squadra contro il Potenza e mi è sembrata giocare con il freno a mano tirato, non in grado di manifestare la propria superiorità contro una compagine nettamente inferiore. Quello che deve cambiare, sicuramente, è la mentalità: soprattutto tra le mura amiche bisogna essere padroni del campo e mettere sotto l’avversario. Come lo può fare? Lavorando di più, a livello tattico, sulla fase offensiva, lasciando l’attacco libero di esprimersi al meglio. Inoltre, l’allenatore deve osare un po’ di più e mettere da parte la sua ottica difensivista, capendo che quest’anno il Catanzaro deve vincere per uscire dalla Serie C e, finalmente, giocare in una categoria in cui si può realmente dimostrare il proprio valore. La mia sensazione è che, in questo momento, i calciatori non si sentano da Catanzaro e, anche se sono forti tecnicamente, non abbiano il carisma per essere all’altezza della situazione. Per di più, nelle piazze del sud, in cui si è sempre obbligati a vincere, non puoi abbatterti alla prima critica, perché ci vuole poco per avere una battuta d’arresto e vedere scappare via le altre squadre. Mi auguro ed auguro al Catanzaro che queste mie sensazioni, però, possano venire smentite e che l’allenatore abbia già capito su cosa lavorare per sistemare la situazione”. 

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