Da capo degli estortori a collaboratore di giustizia, la parabola personale e criminale di Santo Mirarchi

Dall'omicidio Pilò, a Safety car, passando per Falcos,  l'esecuzione di Fraietta e Grande e operazione Fashion

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    di GIULIA ZAMPINA

    Ogni nuova operazione condotta dalle forze dell’ordine è un ulteriore tassello nel grande mosaico della criminalità organizzata catanzarese. Criminalità a cui ancora si fatica a dare il connotato di organizzata nel senso inteso dai codici, ma che di fatto agisce secondo schemi ben precisi e collaudati. Dai traffici di droga, passando per i furti d’auto e conseguenti cavalli di ritorno, alle intimidazioni, agli omicidi. Tutto segue uno schema. E sbaglierebbe chi pensasse che le cose non siano tra di loro collegate. Dopo la divisione degli affari criminali tra il desunto Domenico Bevilacqua, alias Toro seduto e Cosimo Abbruzzese, alias U tubu, nuove leve sono cresciute in quella periferia sempre più soggiogata da piccoli nuclei che costituiscono dei microcosmi criminali non meno pericolosi altri. E c’è un nome che ricorre sempre nelle informative di polizia e carabinieri, quello di Santo Mirarchi, oggi collaboratore di giustizia, fino ad un anno fa a capo di uno di questi clan.

    CHI ERA SANTO MIRARCHI PRIMA DI DIVENTARE ORGANICO ALLA CRIMINALITA’ CATANZARESE

    Santo Mirarchi, 33 anni, è figlio di un dipendente pubblico e di una casalinga, il fratello si laurea in giurisprudenza e lui stesso finisce gli studi superiori, dilettandosi a giocare a pallone. Ad un certo punto Mirarchi si innamora di Stefania, figlia di uno dei capi di un gruppo criminale della zona sud della città, con lei ha due figli e, prima che la relazione tra i due finisca, Mirarchi inizia a mettersi nei guai prima aggredendo un poliziotto libero dal servizio in un centro commerciale e poi facendosi arrestare con la moglie di ritorno da Reggio con in auto della cocaina.

    IL CONTESTO AMBIENTALE E LA CONTAMINAZIONE CRIMINALE

    Santo Mirarchi dunque non ha un’origine criminale per discendenza, ma si contamina ben presto frequentando quella periferia ormai intrisa da un lato degli atteggiamenti delinquenziali di chi vive nel disprezzo delle regole e dall’altro dalla paura di chi è costretto a convivere con il degrado sociale e la paura .

     

    Il 2009, MIRARCHI , LE SCOMPARSE DI FRAIETTA E GRANDE E LA LOTTA PER IL CONTROLLO DEI TRAFFICI DI DROGA

    E’ maggio del 2009 quando Mirarchi aggredisce il poliziotto in un centro commerciale. Ed è sempre il 2009, agosto per l’esattezza, quando da Catanzaro scompaiono a distanza di pochi giorni due giovani, Giuseppe Fraietta e Luigi Grande, trovati cadaveri mesi dopo uno a San Floro e l’altro sul greto della Fiumarella.

    Cosa lega Mirarchi a questi due giovani? Apparentemente solo il fatto che Giuseppe Fraietta fosse cognato di Mirarchi e che i tre si incontrassero abitualmente nei quartieri che frequentavano. Ma a rileggere le ordinanze e le informative anche di molti anni fa, a partire da quella che riguarda l’omicidio del boss Pilò avvenuto nel 2004 nel parcheggio di un centro commerciale, si capisce che il legame non è solo quello famigliare.

    Giuseppe Fraietta infatti si era alleato con Massimiliano Falcone che, come emerge dalle carte dell’operazione Falcos partita nel 2004 e conclusasi nel 2009, voleva diventare il capo incontrastato del mercato della droga nella zona si Borgia e Roccelletta. Massimiliano Falcone fu ucciso nel 2006 proprio perché, dopo aver rifiutato di costituirsi come gli chiedevano gli altri componenti della cosca, aveva iniziato a mettersi in proprio, perpetrando anche richieste estortive ai danni di imprenditori della zona.

    Braccio destro di Santo Mirarchi diventò proprio Domenico Falcone, fratello di Massimiliano.

    All’epoca Mirarchi accettò i patti non sconfinando territorialmente  con le attività criminali, diversamente da quanto avrebbe fatto invece Giuseppe Fraietta, anche dopo la morte di Falcone.

    Mentre Luigi Grande, il più piccolo del gruppo, avrebbe pagato con la vita il fatto di essere in compagnia di Fraietta la sera in cui fu ucciso e di non aver risposto in maniera esaustiva alle domande di chi gli chiedeva conto della scomparsa dell’amico.

     

    DAL 2010 ALL’OPERAZIONE FASHION AL PENTIMENTO

    Intanto, mentre gli investigatori cercano di mettere in connessione gli omicidi di Fraietta e Grande con la criminalità locale, Mirarchi assume il ruolo di leader del gruppo criminale dedito alle estorsioni e al traffico di droga, in virtù del fatto che riusciva a dialogar con tutti, dai suoi pari, a commercialisti e direttori di banca. In manette più volte, altrettante liberato, Mirarchi continua a far proliferare i suoi affari, fino all’operazione Fashion. Arrestato ancora una volta dai carabinieri, emerge dall’informativa delle forze dell’ordine, a disposizione di tutti i legali, che Mirarchi aveva inziato a fare delle confidenze permettendo così di fare luce su alcuni episodi delittuosi che avevano che avevano riguardato il quartiere marinaro. Emergendo il suo ruolo di confidente quello di capo viene messo in discussione e il 19 maggio del 2016 Mirarchi diventa collaboratore di giustizia.

    SAFETY CAR…E POI…

    Santo Mirarchi è stato colpito dall’ennesima ordinanza di custodia cautelare legata all’operazione Safety car. Il suo curriculum criminale, nonostante la giovane età, è destinato dunque ad arricchirsi e questo a causa di quella contaminazione criminale di cui l’aria della periferia sud della città è purtroppo intirsa

     

     

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