All’attenzione del Comune il recupero circolare della plastica in mare

Un progetto presentato da Vitambiente e Cooperativa di pescatori. A breve una riunione operativa tra tutti i soggetti interessati tra cui Sieco e Capitaneria

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    Si svolgerà nella settimana prossima un incontro operativo tra l’assessore alle Politiche del mare del Comune di Catanzaro, la vicesindaco Giusy Iemma, la Capitaneria di Porto, la Cooperativa dei pescatori di Catanzaro Lido, l’Associazione Vitambiente e la Sistemi Integrati di ecologia (Sieco) per gettare le basi – meglio, le reti – per rendere possibile che anche nello specchio d’acqua del mare nostro sia attuabile la cosiddetta legge “Salvamare”.

    Cosiddetta perché, in effetti, la dizione esatta e completa sarebbe “Disposizioni per il recupero dei rifiuti in mare e nelle acque interne e per la promozione dell’economia circolare”, disposizioni contenute nella legge numero 60 del 17 maggio 2022, approvata in via definitiva dal Senato con ampia condivisione di quasi tutti gli aventi diritto (198 favorevoli, 17 astenuti, nessun contrario).

    La legge, equiparando i rifiuti occasionalmente recuperati in mare a quelli delle navi, ne favorisce la raccolta e il corretto smaltimento da parte dei pescatori. La presenza ormai ingombrante della plastica nei bacini idrici, non solo marini ma anche lacustri e fluviali, ha necessariamente portato a definire le norme che consentono a pescatori e associazioni di raccogliere e conferire i rifiuti negli spazi appositi che dovrebbero essere predisposti nei porti italiani.

    Anche in quello di Catanzaro, in contemporanea o si spera anche prima, che il progetto definitivo dell’infrastruttura si realizzi nella sua compiutezza.
    Non si parte da zero, per fortuna. C’è un progetto all’attenzione dell’amministrazione comunale presentato in forma congiunta dalla Cooperativa dei pescatori e da Vitambiente presieduta dall’avvocato Pietro Marino che inquadra le norme generali nella situazione specifica della pesca catanzarese, fornendo dati riferibili alla consistenza della flotta, alla compatibilità economica, alla sostenibilità ambientale.

    Il progetto ha interessato l’amministrazione, in verità sia quella presente che la passata, ed è attualmente nella considerazione partecipe di Giusy Iemma, titolare della competenza specifica. Esiste, anche, protocollata dall’amministrazione Abramo, una richiesta di finanziamento per l’acquisto dell’attrezzatura necessaria al lavaggio del materiale plastico recuperato, un passaggio obbligatorio se si vuole inserire la lodevole attività del recupero nella filiera virtuosa dell’economia circolare, traducendo ciò che può presentarsi in origine come un costo in guadagno ottenuto, come succede per l’ampia gamma dei materiali di risulta.

    Le dimensioni della ‘materia prima’, infatti, sono per nulla trascurabili: basti pensare che, secondo il WWF, ogni anno affluiscono nel mar Mediterraneo quasi 230mila tonnellate di plastiche, che, se fossero immagazzinate nei container ne riempirebbero ben 500.

    Naturalmente, le ambizioni del progetto dei pescatori e di Vitambiente sono molto più ridotte, ma anche in questo ambito, marino e fluido, l’unione fa la forza e per di più, fa bene all’ambiente.

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